
La geografia intesa come rappresentazione del mondo, nel '600 ha già fatto proprie le scoperte dell'epoca delle grandi esplorazioni, e di questo sono testimonianza i meravigliosi globi e le carte geografiche custoditi in biblioteca Teresiana.
Altro discorso meritano invece le collezioni mineralogiche e paleontologiche; l'interesse di fronte ai cristalli o agli organismi pietrificati risale già all'antichità classica, ma questi "prodotti della Terra" erano guardati con stupore e, anche se qualche intuizione riguardo alla loro vera natura già si faceva strada, si era ben lontani dalla comprensione dei fenomeni legati alla loro origine. Le prime collezioni nascono dettate proprio dalla meraviglia suscitata da fossili e minerali, che vengono raccolti, conservati e mostrati per la loro bellezza o perché ad essi si attribuiscono proprietà magiche. Non si fa neppure distinzione fra le tipologie di questi reperti, tanto che il termine "fossile", introdotto da Agricola alla metà del '500, indicava allora tutto ciò che si estraeva scavando dalla terra, quindi tanto gli organismi pietrificati quanto i minerali.
La mineralogia moderna ha un grande impulso a partire dalla fine del XVIII secolo, e si affianca allo sviluppo della cosiddetta "piccola chimica", cioè a quella serie di tecniche e strumenti analitici facilmente trasportabili (il cannello ferruminatorio, per citarne uno) che consentono già sul campo di determinare la composizione dei diversi campioni.
In quest'epoca cambia anche il criterio di costruzione delle collezioni: dalle wunderkammer si passa a collezioni meno estetiche ma mirate alla conoscenza dei materiali e alla didattica. Ed è proprio a questo ambito che appartengono le raccolte qui presentate.